07/11/12

Le Frasi famose più belle del film 300

All'età di sette anni, secondo le usanze di Sparta, il ragazzo fu strappato dalle braccia della madre e scaraventato in un mondo di violenza. Forgiato da trecento anni di una società guerriera, quella di Sparta, in grado di creare i migliori soldati che il mondo abbia mai conosciuto. L'Agoghé, come viene chiamata, costringe il ragazzo a combattere, lo riduce alla fame, lo costringe a rubare, e se necessario a uccidere.

[parlando con il figlio] Ricorda sempre: la vera forza di uno spartano è il guerriero al suo fianco. Perciò dagli rispetto e onore, e li riceverai a tua volta. (Leonida)

Gli Efori, sacerdoti degli antichi dei, porci incestuosi, più animali che uomini. Animali che perfino Leonida deve corrompere e supplicare, perché nessun re spartano è mai andato in guerra senza la benedizione degli Efori. (Delios)

"Addio amore mio". Non lo dice. Non c'è spazio per la tenerezza, non a Sparta. Non c'è posto per la debolezza. Solo i duri e i forti possono definirsi Spartani. Solo i duri. Solo i forti. (Delios)

Immortali... metteremo alla prova il loro nome. (Leonida)

Nelle Termopili: marciamo. Nello stretto corridoio: marciamo. Dove i numeri di Serse non contano niente. Spartani: cittadini soldati, schiavi liberati, tutti i greci coraggiosi. Fratelli, padri, figli: marciamo. Per l'onore, per il dovere, per la gloria: marciamo. [...] Nella bocca dell'inferno: marciamo. (Delios)

Guardiamo quei bastardi senza madre, accolti dalle braccia amorevoli della nostra Grecia. (Delios)

Zeus infilza il cielo con tuoni e fulmini, e flagella le navi persiane con vento di tempesta. Magnifico! (Delios)

Qui è dove li bloccheremo! Qui è dove combatteremo! Qui è dove moriranno! (Leonida)

Ricordate questo giorno, uomini, perché questo giorno è vostro e lo sarà per sempre! (Leonida)

Non cedete loro niente! Ma prendete da loro tutto! (Leonida)

Quest'oggi, non moriranno spartani! (Leonida)

Facciamo quello per cui siamo stati addestrati, per cui siamo stati cresciuti, per cui siamo nati. Niente prigionieri, nessuna pietà. Un inizio memorabile. (Delios)

Hanno servito l'oscuro volere dei re Persiani per cinquecento anni. Occhi bui come la notte. Denti aguzzi come zanne. Senz'anima. La guardia personale di re Serse. I migliori guerrieri Persiani. La macchina di combattimento più letale di tutta l'Asia. Gli Immortali. Il dio-re ha rivelato un difetto fatale: la superbia. Facile da provocare, facile da ingannare. Prima che ferite e stanchezza impongano il loro tributo, il re pazzo ci scaglia contro la sua armata migliore. Serse ha mangiato l'esca. (Delios)

[Parlando degli Arcadi] Urlano e imprecano, affondando coltellate furenti, più addestrati alle risse che alla guerra. Creano una magnifica confusione; coraggiosi dilettanti, fanno la loro parte. (Delios)

Immortali: non superano la prova del nostro re. E un uomo che si ritiene un dio, sente un brivido molto umano risalire lungo la schiena. (Delios)

L'alba. Schioccano le fruste. Urlano i barbari. Chi è nelle retrovie urla: "Avanti!". Chi è davanti grida: "Ritirata!". Siamo testimoni del grottesco spettacolo sputato fuori dall'angolo più oscuro dell'Impero di Serse. Quando i muscoli falliscono, chiedono aiuto alla loro magia. Cento nazioni piombano su di noi, le armate di tutta l'Asia. Incanalati in questo angusto corridoio, il loro numero non conta niente. Cadono a centinaia. Rimandiamo i corpi mutilati e i fragili cuori ai piedi di Serse. Re Serse è scontento dei suoi generali. Li castiga. Serse invia i suoi mostri dall'altra metà del mondo. Ma sono bestie goffe, e le cataste di morti persiani sono scivolose. (Delios)

Cento nazioni piombano su di noi, le armate di tutta l'Asia. Incanalate in questo angusto corridoio, il loro numero non conta niente. (Delios)

Le urla di dolore del capitano per la perdita del figlio spaventano il nemico più dei cupi tamburi di battaglia. Ci vogliono tre uomini per tenerlo fermo e riportarlo in formazione. Il Giorno è nostro. Nessuno canta canzoni. (Delios)

Sappi che non finirà tanto presto, e che non sentirai piacere. Io non sono il tuo re. (consigliere Terone, alla regina Gorgo)

Non ci ritiriamo. Non ci arrendiamo. Questa è la legge di Sparta. Noi obbediamo alla legge di Sparta e quindi restiamo, ci battiamo e moriamo. (Leonida)

Una nuova era è cominciata. Un'era di libertà. E tutti sapranno che 300 spartani hanno dato la vita per difenderla! (Leonida)

Ho vissuto l'intera mia vita senza alcun rimpianto fino ad ora. Non rimpiango che mio figlio abbia dato la vita per la sua nazione; rimpiango di non avergli mai detto che lo amavo più di ogni altra cosa, che è stato al mio fianco con onore, che aveva preso solo il meglio da me. (capitano Artemis)

Spartani! Preparate la colazione e mangiate tanto, perché stasera ceneremo nell'Ade! (Leonida)

Sappi che non finirà tanto presto, e che non sentirai piacere. Io non sono la tua regina. (La Regina Gorgo, al consigliere Terone)

Non è la paura a governarlo, ma solo l'irrequietezza, un'accresciuta percezione delle cose. (Delios)

Efialte, dico a te: possa tu vivere in eterno. (Leonida)

L'elmo lo soffocava, gli limitava la visuale e lui deve vedere lontano. Lo scudo era pesante, gli sottraeva equilibrio e il suo bersaglio è molto lontano. (Delios)

"Ricorda chi eravamo". L'ordine più semplice che un re possa dare. "Ricorda perché siamo morti". Lui non desiderava tributi, o canzoni, o monumenti, o poemi di guerra e coraggio. Il suo desiderio era semplice: "ricorda chi eravamo", così mi ha detto. Era la sua speranza, se un anima libera dovesse arrivare in questo luogo, negli innumerevoli secoli di là da venire, possano tutte le nostre voci sussurrarti dalle pietre senza età, "va' a dire agli spartani, viandante, che qui, secondo la legge di Sparta, noi giacciamo". E così il mio re è morto. E i miei fratelli sono morti. Appena un anno fa. A lungo ho pensato alle parole del mio re, criptiche parole di vittoria. Il tempo gli ha dato ragione, perché da greco libero a greco libero si è tramandata la notizia che il prode Leonida e i suoi 300 soldati, così lontani da casa, hanno dato la vita, non solo per Sparta, ma per tutta la Grecia e per la speranza difesa da questa nazione. Ora, qui su questo aspro frammento di terra chiamato Platea, le orde di Serse affrontano la loro disfatta! [Urlo dei soldati] Lì davanti i barbari si raccolgono, è nero il terrore che afferra saldo i loro cuori, con dita di ghiaccio; conoscono molto bene gli impietosi orrori che hanno sofferto per le lance e le spade dei 300 spartani, e ora fissano lo sguardo su questa pianura dove ci sono 10.000 Spartani alla testa di 30.000 liberi Greci! [Urlo dei soldati] Le forze del nemico ci superano di sole 3 volte! Buon segno per tutti i Greci. Quest'oggi noi riscattiamo il mondo dal misticismo e dalla tirannia e lo accompagniamo in un futuro più radioso di quanto si possa immaginare. Dite grazie soldati, a Re Leonida e ai prodi 300! Alla vittoria! (Delios)

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